di Beniamino Piccone
- 11 novembre 2013
In Italia attendiamo qualche gesto concreto che faccia capire agli italiani che la politica inizia a fare sul serio. Quello che le famiglie hanno iniziato a fare da anni: ridurre le spese superflue. Noi italiani viviamo sempre di promesse e blabla.
Lo diciamo francamente. Non crediamo che l’ex funzionario di Bankitalia Carlo Cottarelli – direttore del dipartimento affari fiscali del Fondo Monetario Internazionale -, appena nominato dal Commissario straordinario per la spending review dal Ministro dell’Economia Saccomanni, riuscirà nell’intento di ridurre la spesa pubblica. Perchè a parole siamo tutti contro, poi quando tocca noi, siamo voracemente contro. E l’interesse collettivo? Zero virgola zero.
Come ha suggerito Dino Pesole sul Sole 24 Ore, occorrerà incidere su prassi e comportamenti consolidati, sia a livello centrale che periferico, attraverso la radicale revisione del perimetro di spesa delle singole amministrazioni. Intervenire in modo strutturale significa identificare ed eliminare sprechi e duplicazioni, superare la prassi della spesa incrementale e individuare quegli ampi settori dela spesa pubblica da razionalizzare.
Nella recente Audizione preliminare all’esame della manovra economica per il triennio 2014-2016, il Vice Direttore Generale della Banca d’Italia Luigi Federico Signorini ha scritto: “Nel quadro programmatico delineato dal Governo, la spesa primaria corrente torna a crescere in termini nominali, seppure meno dell’inflazione; continua quindi a ridursi in termini reali. Tra il 2013 e il 2016 la sua incidenza sul prodotto scende di oltre due punti, raggiungendo il 40,7 per cento. Il contenimento della spesa primaria corrente è un percorso necessario per ridurre il debito e recuperare spazio per gli investimenti. Escludendo l’impatto del provvedimento di accelerazione dei pagamenti di debiti commerciali, nel 2014 aumenta sensibilmente la spesa in conto capitale. Nel biennio successivo essa torna a cadere; è auspicabile che siano reperite risorse per evitarlo”.
Ancora una volta la Banca d’Italia fa notare che la riduzione della spesa corrente è troppo timida, e che alla fine a farne le spese sono gli investimenti, che invece andrebbero aumentati.
Tutto ciò riporta alla memoria ciò che fece il collega di Beppe Viola, Gino Rancati, giornalista radiofonico, in occasione del Gran Premio di Monza. Nello splendido “Mio padre è stato anche Beppe Viola” (Feltrinelli, 2013), la figlia di Beppe, Marina Viola, scrive: “Rancati riprese dai microfoni di Radio Rai il presidente della Repubblica Giovanni Gronchi, reo di essere in ritardo di otto minuti. Senza di lui non si poteva dare il via al Gran Premio di Monza. Nel frangente Rancati disse: “Bene sarebbe ora che anche le autorità cominciassero a dare il buon esempio”. Il giorno dopo fu licenziato in tronco”.
Beniamino Piccone
@beniapiccone