di Beniamino Piccone
- 16 marzo 2015
Un dirigente in servizio presso un ufficio territoriale del Ministero dell’Economia e Finanze – Dario Ciccarelli – ha di recente argomentato efficacemente intorno al ruolo e all’etica del dirigente pubblico attuale.
In coerenza con quanto previsto e innovato nella Costituzione con la riforma del Titolo V, Ciccarelli evidenzia come il “modo” di direzione dei pubblici uffici statico, aproblematico, caratterizzato da impersonale uniformità al dettato astratto della legge sia da archiviare.
Da un punto di vista storica bisogna rifarsi agli studi di Guido Melis, il quale ha evidenziato l’origine piemontese dell’unificazione, che aveva come principi chiave la centralizzazione e l’uniformità. Il modello di riferimento era quello napoleonico e prevedeva l’assenza di autonomia e di responsabilità in capo agli apparati amministrativi. In un contesto siffatto, i dirigenti pubblici sono degli “intrusi”, chiamati a obbedire, non certo a dirigere.
Con il nuovo art. 18 della Costituzione – che prevede una PA fondata sui principi della “sussidiarietà”, della “differenziazione” e dell’”adeguatezza” –, è assolutamente necessario passare a un nuovo “modo” di lavorare caratterizzato dalla capacità di “differenziazione“, cioè dalla sensibilità e dalle capacità del dirigente pubblico di operare a valle di una percezione della realtà politica, economica e sociale che gli sta intorno. Il “nuovo modo” di dirigere presuppone e impone che egli “esca dall’ufficio, frequenti le aziende, i lavoratori, le associazioni, i sindaci, la Politica, i professionisti, l’Università: diventi anzitutto amico della comunità che deve servire“. Da questa capacità di analisi e di comprensione delle “differenze”, discende la qualifica del “modello ideale” di dirigente moderno come “dirigente differenziatore”.
A leggere il suo intervento, si rimane di sale. Sarà possibile tutto ciò, nel mondo italico del dirigente pubblico che prende il bonus del 100% anche se sta a casa 300 giorni l’anno? I racconti aberranti di Rizzo e Stella non devono portare al pessimismo. Pensiamo invece al potenziale di miglioramento che ha in sé la Pubblica Amministrazione. Abbiamo tutto il futuro davanti!
Beniamino Piccone
@beniapiccone